Lo scrittore Guido Piovene, oltre alla sua vasta produzione letteraria, ci lasciò anche le seguenti parole: «L’intera Puglia è terra di passaggio, di venti e di nuvole che galoppano tra mare e mare. La vite, l’olivo e il mandorlo sono le piante della Puglia, e anche la sua principale ricchezza». Come dargli torto. Senza l’olivo pugliese non saremmo ciò che siamo.
Lo zoccolo d’Italia non è immaginabile senza il suo “oro verde” composto da quintali e quintali di olive prodotte ogni anno. Come appunto scriveva Piovene, esse sono la nostra ricchezza. Per questo noi pugliesi, rispettiamo l’olivo profondamente, e continuiamo a coltivare e diffondere i saperi che ruotano intorno ad esso per far sopravvivere una tradizione millenaria.
In Puglia si trova la concentrazione maggiore di ulivi secolari, tra cui molti sicuramente millenari. Sono concentrati nella fascia di terra compresa tra Bari e Brindisi. Noi di Frantoio Muraglia, conosciamo ogni palmo di quelle aree: la qualità del nostro olio passa dall’amore per le nostre terre.
La pianta dell’olivo
Il primo olivo pugliese fu molto probabilmente piantato dagli antichi Messapi, che nel corso dei secoli vennero imitati dalle popolazioni che si susseguirono nella regione: fenici, greci, arabi e romani.
L’olivo (o ulivo che dir si voglia) è una pianta da frutto sempreverde appartenente alla famiglia delle Oleacee. La sua origine è quasi certamente mediorientale, e la pianta europea (Olea Europea) da noi presente si divide in un due sottospecie: l’olivo coltivato e l’oleastro.
Per crescere nella maniera adeguata, l’olivo pugliese richiede un ambiente arido, riuscendo anche a svilupparsi su un suolo calcareo. Tuttavia la pianta teme particolarmente l’umidità. È tutto un gioco di equilibri: l’acqua è un elemento fondamentale anche per la vita dell’olivo, ma deve essere obbligatoriamente dosata nella giusta misura.
Senza acqua non c’è vita, ma anche la presenza del sole è imprescindibile per il nostro olivo pugliese. Quando si sceglie un’area di coltivazione, bisogna sempre valutare che questa sia particolarmente soleggiata durante il corso della giornata, e che non siano presenti troppe zone d’ombra.
Altro elemento di vitale importanza per la cura della pianta è la concimazione. L’olivo non può fare a meno di sostanze come l’azoto, il fosforo, il potassio, il calcio, il magnesio e il boro, le quali costituiranno una fonte di sostentamento e sviluppo per la pianta.
L’opera di concimazione deve essere effettuata solitamente in primavera, ma ci sono agricoltori che optano per applicarla in due fasi distinte dell’anno.
La giusta crescita dell’olivo pugliese: la potatura
L’azione principale per garantire una buona crescita dell’olivo pugliese è indubbiamente la potatura. Questa è fondamentale per diverse funzioni:
- rinnovare i rami produttivi;
- agevolare il passaggio di luce a aria all’interno dell’olivo;
- eliminare rami secchi e danneggiati;
- evitare una crescita fuori controllo della pianta;
- rendere l’olivo più resistente agli attacchi dei parassiti;
- prevenire l’invecchiamento della pianta;
- ridurre la possibile alternanza di produzione.
Su quest’ultimo punto i coltivatori sono piuttosto sensibili. Infatti la resa degli olivi varia annualmente: solitamente un anno di grande produzione è seguito da un’annata soggetta al calo produttivo.
Gli interventi di potatura possono essere di diverso genere, e perciò gli elencheremo uno ad uno qui di seguito.
Potatura principale
Detta anche potatura secca, viene effettuata al termine dell’inverno con la primavera alle porte. Bisogna evitare di compierla con temperature troppo rigide, perché la linfa potrebbe gelarsi compromettendo la vita dell’intera pianta. Infatti al nord, la potatura è spostata di qualche mese più avanti rispetto alla nostra Puglia, proprio per evitare possibile colpi di coda del rigore invernale.
Potatura verde
Viene realizzata quando ormai gran parte delle fronde e dei rami si sono sviluppati o sono in fase di sviluppo. L’obiettivo è eliminare i possibili rami malati, e quelli che ombreggiano gli altri, in particolar modo i cosiddetti “succhioni”, ovvero rami di prolungamento che nascono dalle gemme latenti presenti sulle branche o sul tronco dell’albero.
Potatura d’allevamento
Praticata quando la pianta è molto giovane (tra i 3 e 5 anni) e non produce ancora frutti. La funzionalità di questa particolare potatura è attribuire la forma che assumerà nel corso dei secoli la pianta. Ad esempio nella coltivazione dell’olivo pugliese si sceglierà uno dei diversi tipi di sviluppo:
• allevamento a fusto centrale.L’olivo viene ripulito sul suo tronco centrale fino ad un metro e mezzo d’altezza. Una pianta sottoposta a questo trattamento potrà crescere fino a sei metri, e si presterà esclusivamente alla raccolta meccanica;
• allevamento a cespuglio. Si mantiene il tronco con un’altezza molto bassa, e si fa sviluppare l’olivo in maniera orizzontale. A differenza del caso precedente la pianta non supererà i tre metri e si presterà alla raccolta manuale;
• allevamento a siepe. Simile allo sviluppo a fusto centrale, ma gli olivi risulteranno meno alti e più avvicinati tra loro;
Potatura di produzione
È un tipo di potatura finalizzato alla conservazione della forma della pianta prestabilita.
Potatura di ricostruzione
È la forma di potatura maggiormente “invasiva”. Viene applicata quando l’olivo viene colpito da una delle purtroppo frequenti malattie che colpiscono la piante. Si agisce così praticando copiose amputazioni, fino a conservare soltanto un ciocco al di fuori della terra.
Tralasciando il parassita della Xylella che nell’ultimo anno ha falcidiato le coltivazioni di olivo pugliese, le malattie più comuni sono: la lebbra delle olive, la rogna dell’ulivo e l’occhio del pavone.
Per noi di Frantoio Muraglia l’olivo pugliese rappresenta la nostra ricchezza. Una ricchezza che non fa riferimento solo ai produttori, ma a tutta la comunità pugliese e nazionale. Intorno all’ulivo si sviluppa un territorio unico, spuntano attività e si intrecciano vite che si sostengono proprio grazie a quel famoso “oro verde”, il nostro inconfondibile olio d’oliva.
È nostro obbligo e dovere curare con la massima accortezza questa pianta millenaria. Solo così dalla spremitura delle olive uscirà ancora una volta ricchezza per un territorio intero.